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Sulle rotte del Mediterraneo. Infrastrutture e vie di comunicazione nel Mare Nostrum dall’antichità ad oggi
Savasta, Carlo
2010
Abstract
Le scoperte geo-etnografice finanziate dai grandi sovrani di Egitto e di Persia, piuttosto che tessere il disegno di singole occupazioni territoriali, erano intese a costituire una grande e complessa rete di relazioni. Ma fu poi Roma a dare massimo impulso alla navigazione infra-mediterranea, fornendo per la prima volta autorevoli risposte politiche e militari alle esigenze che tutt’oggi caratterizzano i traffici navali in quest’area
del pianeta: all’insegna del principio “navigare necesse est”, i Romani imposero il concetto di sicurezza marittima, sgominando i pirati che rendevano in precedenza le rotte insicure e pericolose, e quello di liberalizzazione dei traffici commerciali, della pesca e della nautica da diporto, trasformando un mare ampio e bellicoso in un tranquillo lago interno brulicante di vita. Pompeo uccise 10.000 pirati e fu soprannominato dai Romani “pacificatore del mare”. Sembra incredibile che 2000 anni dopo, nonostante tecnologie belliche da fantascienza, le attuali superpotenze non riescano a fare altrettanto nel Golfo Persico. Altra rotta importante del Medioevo fu quella delle crociate, dal Nordovest verso la Terrasanta; anche lungo questa rotta lo Stretto di Messina ebbe un ruolo fondamentale, come attestato dall’edificazione dell’Ospedale dei Cavalieri Templari in Messina, oggi Chiesa sconsacrata di S. Maria Alemanna, tra i più antichi esempi di gotico siciliano. La fortuna dei porti franchi di Livorno, Ancona, Nizza e Trieste dipese – come capirono gli stessi che li promossero – non solo dalle franchigie doganali, ma anche dalla forza di attrazione da essi esercitata verso capitali e mercanti, di cui Genova e Venezia disponevano in larga misura.
Publisher
EUT Edizioni Università di Trieste
Source
Carlo Savasta, "Sulle rotte del Mediterraneo. Infrastrutture e vie di comunicazione nel Mare Nostrum dall’antichità ad oggi" in: Trasporti. Diritto, economia, politica, 110 (2010), pp. 9-16
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it
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